Agricoltura biologica: la normativa e le tecniche

Data:

2 Aprile 2022

Tempo di lettura:

3 min

Cos'è l'agricoltura biologica?

La definizione di “agricoltura biologica” nasce dal Codex Alimentarius, un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission della FAO nel 1963 e dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Lì l’agricoltura biologica viene definita come un sistema integrato di produzione agricola, vegetale e animale che evita il ricorso a fattori di produzione esterni all’attività agricola.

La produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali e una produzione di prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.

Le pratiche agronomiche più utilizzate in agricoltura biologica sono proprio quelle che mantengono un più elevato contenuto in materia organica grazie ai concimi compostati e alla rotazione delle colture.

È stata inoltre riscontrata una maggiore attività biologica del suolo, per la presenza di organismi viventi (es. lombrichi, funghi, insetti di superficie) più numerosi, diversificati e più attivi. Queste iniziative permettono di ridurre le perdite di carbonio, contribuendo alla riduzione dei gas che provocano l’effetto serra.

diventa così evidente la doppia funzione sociale dell’agricoltura biologica: da un lato sostiene un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e dall’altro fornisce beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo rurale.

L'agricoltura biologica: definizione e normativa

Come accennato la prima normativa sull’agricoltura biologica è il Codex Alimentarius, elaborato dalla Codex Alimentarius Commission della FAO.

Nella documentazione del 1963 vengono identificati metodi colturali biologici e meccanici al posto di prodotti chimici di sintesi, tenendo conto dell’adattamento dei sistemi di produzione alle condizioni locali. L’agricoltura biologica promuove e migliora la salute dell’ecosistema e, in particolare, la biodiversità, i cicli biologici e l’attività biologica del suolo.

Le cose nel corso del tempo sono cambiate e oggi, pur tenendo valida la definizione sopracitata, è da considerare l’agricoltura biologica la massima espressione di agricoltura multifunzionale, che consente agli agricoltori di ottenere reddito aggiuntivo a quello che genererebbe la sola produzione primaria, ampliando così gli orizzonti, verso elementi di fondamentale importanza, nell’ottica di sostenibilità e salvaguardia della biodiversità, con importanti ricadute a livello ambientale sociale ed economico.

Nel 1991 la Comunità Europea ha emanato il primo regolamento del settore biologico, il regolamento (CEE) n. 2092/91 portato a compimento dopo ben 8 anni di lavoro con l’emanazione del successivo Regolamento (CE) n. 1804/1999 del Consiglio, del 19 luglio 1999, in cui veniva stabilito un metodo di produzione biologico ai prodotti agricoli e l’indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari.

La normativa attuale deriva dal Regolamento (CE) n. 834/2007, che propone una trasformazione concettuale dove si passa da un’agricoltura biologica da ausilio a quella convenzionale a una agricoltura biologica che, oltre a mettere al centro l’impresa agricola e una sua possibile differenziazione utile a rimanere nel sistema produttivo, assume centralità nella tutela dell’ambiente e nella salvaguardia della biodiversità.

Attualmente il Regolamento 834/07, pur essendo in vigore grazie ad una proroga concessa fino a Gennaio 2022, è stato superato da un nuovo testo normativo, il Regolamento n. 848/2018 approvato in data 30 maggio 2018. Il testo è centrato sull’obiettivo di fortificare la fiducia del consumatore sul prodotto, facendo leva sulla sua percezione di qualità.

Ultimo aggiornamento

11/04/2022, 14:54
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